La terapia con iodio 131 (131I) è tradizionalmente riservata ai pazienti affetti da ipertiroidismo, una condizione in cui la ghiandola tiroide presenta un'eccessiva attività endocrina. Questi soggetti sono solitamente molto magri, ansiosi, sudano facilmente, soffrono di tremori e tachicardia ed hanno cute sottile con unghie e capelli fragili. La terapia con iodio-131 è uno strumento importante anche nella cura delle neoplasie tiroidee.
Lo iodio 131 è un isotopo radioattivo utilizzato in medicina nucleare sia a scopi diagnostici, che terapeutici. Oltre a essere impiegato nel trattamento dell'ipertiroidismo, grazie alla sua radioattività, può essere sfruttato, infatti, in una tecnica diagnostica chiamata scintigrafia tiroidea.
Una volta assunto per via orale, lo iodio 131 viene assorbito dall'intestino, convogliato nel sangue e da qui assorbito dalla tiroide. Questa ghiandola è infatti avida di iodio, un minerale essenziale per la sintesi dei suoi ormoni (T3 e T4); perciò, tanto più spiccata è la sua attività endocrina e tanto maggiore risulta la dose di iodio 131 assorbita (effetto "spugna"). Grazie ad un apparecchio in grado di captare le radiazioni emesse da questo isotopo e convertirle in immagini, durante la scintigrafia tiroidea il medico può valutare il grado di funzionalità della ghiandola.
Eventuali aree marcatamente più scure rispetto alla norma - segno di una maggiore captazione di iodio 131 - sostengono, con un'esaltata secrezione ormonale, il quadro di ipertiroidismo. Tali aree possono essere singole o multiple (noduli caldi - gozzo nodulare tossico), oppure generalizzate (morbo di Graves).
Preparazione all'Esame
Per massimizzare l'effetto terapeutico dello iodio 131 è richiesta una preparazione specifica, che ha lo scopo di aumentare l'avidità del tessuto tiroideo allo iodio, incluso quello radioattivo.
Tale risultato viene perseguito riducendo notevolmente l'apporto del minerale, attraverso la sospensione di farmaci o prodotti contenenti iodio e - nelle due settimane che precedono la terapia - con una dieta ipoiodica (niente sale iodato, pesce di mare, latte e derivati, uova, salumi ed insaccati, alimenti in scatola come tonno, sardine e mais, carne rossa, pane salato, frutta come fragole e ciliege, cavoli, broccoli, spinaci, rape, funghi e carote).
L'aumentato tropismo della tiroide per lo iodio 131, già di per sé elevato, permette quindi di convogliare una notevole quantità di radiazioni alla ghiandola, risparmiando i tessuti circostanti dall'azione lesiva.
Presso la Casa di Cura Villa del Sole di Cosenza opera il professor PIERO BERTI, Chirurgo Endocrino.
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