Com'è noto ai più, la tiroide è il "termostato interno dell'organismo umano". La sua attività, infatti, porta alla sintesi ed al rilascio di ormoni particolari, capaci di influenzare pesantemente svariati processi metabolici e favorire la crescita e lo sviluppo di diversi organi, in particolare del cervello.
Non a caso, dunque, molti integratori vengono studiati e pubblicizzati per aumentare l'attività tiroidea e stimolare l'organismo a "bruciare più calorie". Il ragionamento, apparentemente, non fa una piega, dal momento che le persone con una tiroide naturalmente iperfunzionante esibiscono una spiccata magrezza (peccato che questo sintomo si associ ad altri segni ben più gravi, come ipersudorazione, tremori, gozzo, tachicardia, aritmie, esoftalmo, ipofertilità).
Dal momento che la sintesi degli ormoni tiroidei dipende dalla disponibilità di adeguate quantità di iodio, la maggior parte degli "integratori per la tiroide" contiene questo minerale o fonti che ne sono particolarmente ricche (in generale estratti di alghe marine, come il fucus o la laminaria). Spesso è presente anche il selenio, un componente essenziale del sistema enzimatico che trasforma la tiroxina (T4) in triiodotironina (T3), ricoprendo un ruolo di primo piano nel supportare la funzione tiroidea.
Carenza di iodio, iodio negli alimenti
Lo iodio è un micronutriente essenziale, presente nell'organismo in piccole quantità (15-20 mg). Le perdite quotidiane si attestano intorno ai 40 - 100 µg. Per questo, tenuto anche conto della possibile ingestione di alimenti gozzigeni, si consiglia un apporto giornaliero (nell'adulto) di 150 µg. Per assicurare un normale sviluppo del bambino, le donne in gravidanza e in allattamento ne devono assumere di più, rispettivamente 220 µg/die e 290 µg/die.
Nel caso di un'insufficiente assunzione di iodio, la ghiandola tiroide non è in grado di produrre ormoni tiroidei in quantità adeguate. Una prolungata carenza iodica determina una malattia nota come ipotiroidismo, che ha ripercussioni più o meno importanti sulla salute in base alla gravità del deficit e al periodo in cui essa si verifica (è estremamente importante che le gestanti, le nutrici ed i bambini con meno di tre anni assumano quantità sufficienti di questo elemento).
Fino a qualche decennio fa l'ipotiroidismo da carenza di iodio era abbastanza diffuso in alcuni territori (anche italiani) dove il terreno ed i suoi frutti sono particolarmente poveri di questo minerale. Gli alimenti, infatti, contengono quantità estremamente variabili di iodio e la ricchezza del suolo determina la concentrazione del minerale nella frutta e nella verdura, ma anche nelle carni degli animali che con esse vengono nutriti. Le fonti più ricche di iodio sono i pesci di mare ed i crostacei; anche le uova, il latte e la carne ne contengono quantità importanti.
Il modo migliore per assicurarsi le giuste quantità di iodio è quello di utilizzare, nell'ambito di una dieta variata e bilanciata, il sale arricchito di iodio al posto di quello comune. La diffusione di questa semplice prassi ha contribuito a ridurre notevolmente i casi di ipotiroidismo da insufficiente apporto di iodio.
Integratori di iodio e tiroide. Prevenzione ed effetti collaterali
Ad oggi, non sono stati esattamente precisati i livelli tossici di iodio, anche in virtù del fatto che questi risultano molte volte superiori rispetto alle dosi adeguate. Sappiamo da tempo che un eccesso di iodio disturba la tiroide e può provocare alcune forme di ipertiroidismo; il rischio, in tal senso, risulta tanto maggiore quanto minore è il livello di assunzione basale e quanto più l'aumento dell'apporto dietetico avviene rapidamente. Per questo motivo, la pericolosità di un eccesso iodico dipende anche dalla popolazione considerata; in genere il limite superiore di tollerabilità è fissato in 500-600 µg/die.
Sebbene le supplementazioni di iodio - sotto controllo medico - risultino particolarmente utili per alcuni individui, è quindi bene non abusarne.
Quando la tiroide non funziona
Si noti che gli integratori a base di calcio e ferro (ingredienti piuttosto comuni nei vari supplementi dietetici), possono interferire con la capacità di assorbimento della levotiroxina, un ormone sintetico (vedi eutirox) utilizzato nel trattamento dell'ipotiroidismo. Per impedire questa interazione è necessario assumere gli integratori di calcio almeno quattro ore prima o dopo il farmaco.
In generale, non esistono diete specifiche per l'ipotiroidismo, anche se in materia molti "esperti" esprimono pareri contrari. L'unica raccomandazione è di assumere il medicinale secondo quanto prescritto dal medico (generalmente a stomaco vuoto). L'eccesso di fibra ed alcuni alimenti o farmaci possono infatti comprometterne l'adeguato assorbimento i e come tali devono essere distanziati di qualche ora. Ne sono esempi gli antiacidi che contengono alluminio o magnesio, alcuni farmaci antiulcera come il sucralfato, integratori di fibra, farina di soia, noci ed i già citati supplementi di ferro o calcio.
Ancor più antiscientifica e pericolosa è la convinzione che gli integratori di iodio si possano sostituire agli ormoni sintetici utilizzati nel trattamento dell'ipotiroidismo. Dall'introduzione del sale iodato, infatti, i casi di ipotiroidismo da insufficiente assunzione di iodio sono divenuti molto rari; per questo motivo e per altri motivi, il ricorso spontaneo all'integrazione di iodio è fortemente sconsigliato in tutti quei casi in cui la tiroide non funziona a dovere (sia in difetto che in eccesso).
Presso la Casa di Cura Villa del Sole di Cosenza opera il professor PIERO BERTI, Chirurgo Endocrino.
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